Nel metodo Charlotte Mason, alla lettura dei living books fa seguito un altro cardine di questo curriculum: la “narration“. La Mason ritiene che se il bambino sa che dovrà raccontare quello che ha letto (o gli è stato letto) una sola volta, dovrà sviluppare la dote di un’attenzione perfetta. Inoltre raccontando (tramite disegni, oralmente e, dopo una certa età, in forma scritta) si sviluppano il vocabolario, l’organizzazione mentale, l’ordine nell’esporre, l’espressione in forma corretta. Al bambino più piccolo sarà sufficiente fare poche domande (cosa fece la volpe quando vide l’uva? cosa pensò quando non riuscì a raggiungerla?), poi si chiederà semplicemente di raccontare con parole sue (importantissimo: non interrompere neppure per correggere, se qualche parola è stata pronunciata male attendere la fine e poi ripeterla in forma corretta), in seguito (quando saprà scrivere con sicurezza) gli si chiederà di scrivere un riassunto e infine al riassunto possono aggiungersi riflessioni e valutazioni personali. Tale metodo è valido non solo per la narrativa, ma per libri di storia, libri scientifici, biografie… insomma tutto ciò che vogliamo sia davvero trattenuto dalla mente del bambino e sul quale vogliamo che questi si formi delle opinioni via via sempre più personali.
Nelle ultime settimane ho introdotto l’abitudine di richiedere a Benedetta una piccola dose di narrazione, subito successiva alla lettura (ma non sempre, se un libro è riletto più volte, o se si tratta di filastrocche e giochi di parole, non chiedo nulla e piuttosto preferisco che sia lei a dirmi le sue osservazioni spontanee).
Da poco abbiamo finito di leggere le Favole di Esopo, nell’edizione Einaudi Ragazzi. Sono perfette per iniziare con la narrazione perché ogni favola è lunga poche righe, quindi facile da memorizzare, facile da raccontare. Ora è il momento dei racconti di Beatrix Potter, alcuni sono più lunghi e articolati, ma vedo che l’essenziale viene riferito.
Ho provato anche a chiedere la narrazione di un libro sulle farfalle e ho notato che un buon numero di informazioni (compresi alcuni vocaboli “tecnici”) è stato trattenuto e ripetuto.
A volte Benedetta è molto contenta di raccontare tutto quel che ricorda, altre volte non ne ha voglia e non insisto, perché è in effetti ancora piccola e non voglio in nessun modo “rovinare” il momento della lettura insieme trasformandola in un noioso obbligo.
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