Distinguiamo subito i metodi didattici dagli stili di apprendimento: un ragazzo, rispetto agli stili di apprendimento, può essere più adatto alla lezione frontale (stile uditivo), avere uno stile più visivo, oppure uno stile cinetico (che comporta il movimento), o ancora un mix di queste cose.
I metodi didattici sono invece i modi in cui viene organizzato il materiale da presentare all’allievo: si può andare dai metodi più tradizionali (libro di testo, eserciziario, studio e verifica) a quelli più creativi (ad esempio le unit studies, che permettono di far ruotare tutte le materie da insegnare in un certo lasso di tempo attorno a dei nuclei tematici molto ampi).
Cathy Duffy, in 100 top Pics for Homeschooling Curriculum, elenca i seguenti metodi:
1- Tradizionale: basato appunto su libro di testo, eserciziario, studio e verifica o test. Molto adatto per chi vuole essere sicuro di non scostarsi troppo dai programmi insegnati a scuola o per chi ha figli che si sentono più sicuri se studiano le stesse cose che affrontano i loro coetanei a scuola, o ancora per chi vuole superare dei test standardizzati, si perdono però buona parte della personalizzazione che dovrebbe essere uno dei punti forti della scuola familiare e anche gli stimoli che possono destare l’entusiasmo dei ragazzi;
2- Unit studies: come accennato, questo permette di organizzare tutte le materie attorno a un grande tema (ed esempio le scoperte geografiche, lo sviluppo dei mezzi di trasporto, i cambiamenti climatici…) da seguire per un periodo piuttosto lungo (alcune settimane, un semestre oppure un intero anno scolastico). Se scegliamo le scoperte geografiche, ad esempio, studieremo in storia l’Europa al tempo di Colombo, Magellano ecc., le civiltà pre-colombiane, in geografia ovviamente tutti i posti raggiunti dai grandi esploratori, in scienze flora e fauna del Nuovo Mondo, la navigazione, la bussola, l’alimentazione dei marinai, in matematica potremo, a seconda delle età, calcolare la velocità media dei viaggi, il carico delle navi, in letteratura possiamo leggere delle biografie o dei romanzi sul nostro periodo storico, per italiano possiamo fare dei riassunti, delle ricerche, dei racconti a tema, in arte ci occuperemo di arte europea e arte pre-colombiana, e così via… Si tratta di un metodo estremamente stimolante, che aiuta a inserire le varie informazioni in un contesto che le rendono piene di significato, adatto ai ragazzi che apprezzano particolarmente le attività pratiche (siano esse scientifiche, artistiche o di altro tipo). I contro sono un certo andamento saltellante di alcune materie (magari un anno si studia il Rinascimento e quello dopo gli Egizi), il notevole impegno che è richiesto al genitore per organizzare e mettere insieme tutto ciò che ha a che fare con il tema principale e anche il rischio di dispersività;
3- Unschooling: questo metodo è forse adatto per gli homeschoolers più esperti, perché si tratta in effetti di seguire gli interessi dello studente, fornirgli i mezzi e il supporto per approfondire le materie fino al punto desiderato, avere fiducia nel fatto che vivere in un contesto culturalmente stimolante e aperto all’apprendimento genera necessariamente persone interessate e capaci di autodirigere i propri interessi, non è un metodo adatto a chi vuole essere sicuro che a una erta età precisa i propri figli abbiano acquisito alcuni nozioni ben determinate, non è adatto ai principianti, che rischiano di essere troppo insicuri, non è adatto a chi deve sottoporsi (per requisiti di legge o per scelta personale) a test esterni, può essere invece un’ottima strategia domestica da affiancare alla frequenza scolastica;
4- Studio indipendente: secondo me non si applica ai bambini al di sotto di una certa età, mentre può essere un’ottima scelta per le superiori, è estremamente condizionato inoltre alla tipologia di materia (personalmente posso immaginare di studiare in modo indipendente la storia, molto meno il greco o la matematica). Infine è un metodo subordinato al tipo di sussidi reperibili: negli Usa esistono corsi di pressocché qualunque materia, strutturati per lo studio individuale (leggo, svolgo gli esercizi assegnati – che possono anche essere esperimenti – verifico con un testo di riscontro l’esattezza delle mie esercitazioni), in Italia sono praticamente inesistenti.
5- Classical curriculum: ne ho già parlato qui. Divide le fasi di apprendimento nei tre grandi periodi del trivio: grammatica, dialettica e retorica. Mira ad acquisire una robusta preparazione di base, insieme alla capacità di pensare criticamente e di esporre le proprie opinioni. Fa ampio uso di classici e living books, ma li integra con testi più tradizionali se occorre. Prevede lo studio almeno del latino, meglio anche del greco, della filosofia, del metodo scientifico, della formazione del carattere. Devo dire che ho molta simpatia per questo metodo, che però è adatto a bambini molto portati per lo studio teorico ed è forse un po’ carente di attività pratiche;
6- Metodo Charlotte Mason: anche di questo metodo ho già parlato, qui e qui, ma torno sui tratti principali, che sono l’uso di living books al posto di libri di testo, il grande equilibrio tra attività intellettuali e attività pratiche (vita in famiglia, cucire, cucinare, costruire, fare arte, studio della natura dal vero). Anche in questo metodo non è raro che sia introdotto lo studio del latino, ma rispetto al classical curriculum la particolarità del metodo è di essere adatto a tutti i generi di studenti, anche quelli meno dotati accademicamente, perché prima di tutto cerca di trasmettere l’amore per la conoscenza, un clima di fiducia in sé stessi e di capacità di godere della vita dello spirito attraverso la grande letteratura, la musica, l’arte ecc., senza necessariamente dover mantenere degli standard intellettuali altissimi. In questo metodo non si tratta di sapere tutto, ma di sapere in modo vivo e approfondito alcune nozioni cardine, con la capacità e l’amore per continuare a formarsi lungo il corso di una vita.
7- Metodo ecclettico: se in qualche misura tutti gli homeschoolers sono a loro modo ecclettici (sono rari, infatti, i puristi assoluti di un solo metodo), alcuni sono più ecclettici di altri. Quando non c’è una vera e propria predominante, ma gli elementi sono dosati in modo personalissimo, allora non c’è definizione migliore di “metodo ecclettico”. Questo metodo ci ricorda che in varia misura siamo noi a dover dosare gli elementi di un metodo e adattarli ai bambini reali con cui abbiamo a che fare, piuttosto che il contrario.
8- Altri metodi: Cathy Duff parla di programmi ombrello, ma si tratta di servizi forniti per corrispondenza nel mondo anglosassone, quindi salto l’argomento. Nel testo mancano invece il metodo Waldorf e quello Montessori, che in Italia sono tra i più conosciuti e che negli Usa hanno un vasto numero di seguaci. Io stessa però mi sono accorta che varie sfumature steineriane o montessoriane sono di fatto inseriti dagli homeschoolers in uno dei metodi didattici precedenti, così come sono introdotti (o non introdotti) quantitativi variabili di insegnamento religioso. Avevo scritto qui alcune riflessioni in merito, alle quali eventualmente rimando.
Quello che mi dispiace è che la maggior parte delle risorse non siano disponibili sul mercato italiano, limitando di fatto ogni scelta anche per le attività collaterali alla frequenza scolastica.
Qual è il vostro metodo didattico preferito, e perché?
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